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Cipressi e Cultura

I Cipressi nella Cultura

Sono davvero pochi gli alberi che, come il cipresso, sono avvolti da un alone di leggende, miti, credenze e simboli così forti e vivi ancora oggi.

Potremo anche dire che, ancora meno, sono gli alberi le cui leggende sono così ricche di contraddizioni e stridori come quelle legate al cipresso.

Forse per la sua forma o per l'imponenza e la maestosità della sua statura, il cipresso è infatti uno degli alberi più presenti all'interno delle culture dei popoli passati che, nel tempo, hanno fatto carico a questo albero di simboli pesanti ed importanti quali: vita, morte e fertilità.

La forma della chioma, vagamente simile ad una fiamma e dunque riconducibile alla luce ed alla vita, porta il cipresso ad essere considerato l'albero dell'immortalità ed, allo stesso modo, della vita eterna.

La vita eterna può tuttavia essere vista anche come destino dell'anima dopo la morte; in questo caso, la "fiamma" del cipresso condurrebbe i morti nell'aldilà e la sua forma slanciata e diritta aiuterebbe le anime a trovare la strada per il cielo.

Presso i romani, invece, il cipresso, visto come simbolo di fertilità, veniva piantato in occasione della nascita di una figlia femmina e regalato ad ogni coppia di sposi per il suo valore simbolico riconducibile al perpetuarsi della vita.

Simboli su simboli, contrastanti eppure così vicini tra loro, che, talvolta, poggiano su numerosissime leggende legate agli dei; la più famosa è probabilmente quella di Ciparisso, ragazzo molto amato da Apollo cui il dio donò un cervo.

Il ragazzino, secondo la leggenda, crebbe l'animale con amorevoli cure evi si affezionò moltissimo.

Purtroppo però, mentre si esercitava con l'arco, Ciparisso colpì il suo amato cervo uccidendolo.

Apollo, dunque, portato a compassione dal dolore del ragazzo a lui tanto caro, decise di trasformarlo in un albero che chiamò cipresso. Da quel momento il cipresso fu simbolo del lutto e del doloro della perdita.

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